Mi trovavo in Moldavia per lavoro e ho conosciuto un ex militare russo che come membro dell protezione civile della capitale moldava (Chisinau) faceva corsi sub.
Mi sono iscritto ed e' iniziata l'avventura!!!
L'attrezzatura (appena un po' spartana) consisteva in:
Bibo 7x2 in alluminio con maniglia per la riserva, con spallacci e cintura (con un sistema di bloccaggio assurdo: in pratica formato da due placche metalliche che si dovevanno infilare una nell'altra, tipo quel vecchio sistema di chiusura della giacca a vento K-Way per intenderci)
Un solo primo stadio
Un solo secondo stadio.
Niente gav
Niente maschera di riserva
e soprattutto: niente manometro!
Non avevo bisogno di zavorra (ero neutro a -4 metri) e usavo una umida 5mm Technisub (salopet e giacca) pagata (in moldavia)la bellezza di 650 dollari! (muta che ho usato anche in inverno)
Le pinne (che ho regalato ad un amico) erano russe, con cinghiolo, a pala corta e larga, piuttosto morbide.
Grazie a Dio, la Moldavia non ha sbocchi al mare o laghi profondi e quindi se riuscivi a immergerti a profondita' di 13-15 metri potevi ritenerti soddisfatto.
Il luogo di immersione piu' gettonato era un serbatoio artificiale a monte di una diga sul fiume Dniestr, dove si avevano circa 9 metri di fondo a monte della diga e circa 14 a valle, andandosi a mettere nella fossa prodotta dallo scarico di superficie della diga.
la mia prima immersione in acque libere si e' svolta cosi'.
Tra le tecniche che mi sono state insegnate c'era anche l'abbandono del gruppo sul fondo e la risalita di emergenza, gridando a pieni polmoni "O" per evitare simpatiche sovradistensioni polmonari.
Ma l'immersione piu' intrigante consisteva nel raggiungere (a valle della diga) uno scavo fatto perpendicolarmente al fiume, scavo che accoglieva un cavo elettrico che alimentava un paesotto al di la' di questo fiume Dniestr.
Questo scavo era a quota -6 metri, ed il massimo del divertimento era starsene dentro lo scavo, evitando di subire gli effetti della corrente (del fiume, non del cavo elettrico[

]).
Un'altra simpatica usanza, durante questo corso, consisteva nel fatto che l'istruttore, quando riteneva che avessi raggiunto un certo grado di tranquillita' in acqua, ti chiudeva la rubinetteria e aspettava che il segnale di "non ho aria".
Tornato in Italia le cose sono migliorate e ho fatto un cross-over Open con la Naui e sono cosi' tornato tra le persone normali e le didattiche normali...