Dopo 73 anni trovate due navi tedesche

affondate dalle mine vicino alla Gorgona

 

 

E’ con grande orgoglio che T.S.A. porta a conoscenza i dettagli della spedizione che ha reso possibile l’individuazione, l’identificazione e l’esplorazione di due navi gemelle tedesche il FREIEFELS e il GEIERFELS affondate a largo di Livorno il 19/12/1940 ad una profondità di circa 140 m.

 

Tutto questo è stato possibile grazie al duro lavoro, alla forte passione e al grande impegno del G.S.D. Team, un gruppo di appassionati subacquei che hanno riportato alla luce un “nuovo” pezzo di storia e dato nuovo impulso alle esplorazioni di relitti storici in alti fondali: Primo Valentini (T.S.A. Trimix diver), Andrea Bada (T.S.A. Trimix Instructor), Maurizio Bertini (IANTD Trimix Instructor) e Davide Bianchi (IANTD Trimix diver).

 

Vi terremo informati passo passo, sulle novità dell’esplorazione e ringraziamo il G.S.D. Team per aver voluto condividere con noi i dettagli della la loro missione.

 

 

LIVORNO – da “Il Tirreno” 16 giugno 2013

 

Prendete la voglia di avventura di Indiana Jones, la passione per gli abissi di Jacques Costeau e la cocciutaggine investigativa del commissario Montalbano. Mischiate i tre ingredienti e potrete capire come quattro amici siano riusciti, autofinanziandosi, a svelare un mistero marittimo lungo 73 anni individuando la posizione delle due navi gemelle, battenti bandiera tedesca, affondate la notte del 19 dicembre 1940 tra Livorno e la Gorgona, per essere finite su un campo minato in mare.

 

Per trovare il loro tesoro nascosto, un cimitero di lamiere in fondo agli abissi del Mar Tirreno, Primo Valentini, professione artigiano, gli istruttori Maurizio Bertini e Davide Bianchi e la “new entry” nel team Andrea Bada, che vive a Torino per gran parte del tempo, hanno studiato mappe e rotte per più di due anni. «L’idea ci è venuta tra il 2010 e il 2011 - raccontano in coro - siamo appassionati di subacquea e di relitti, avevamo sentito parlare di queste navi scomparse ad un’ora di distanza l’una dall’altra e abbiamo iniziato ad informarci». Da allora hanno accumulato foto e notizie spulciando giornali e vecchi registri navali. Durante l’inverno, spesso nel weekend, sono saliti alternativamente a bordo di un gommone e di un’imbarcazione con la strumentazione necessaria, e hanno setacciato l’area dove i piroscafi, lunghi 160 metri ciascuno, potevano essersi inabissati. Nei mesi scorsi le ultime conferme dall’ecoscandaglio che ha fornito l’effettiva posizione della “Geierfels” e della “Freiefels” che tradotto dal tedesco significa, guarda caso, “Avvoltoio sulla roccia” e “Libera sulla roccia”.

 

«Lo scorso fine settimana - racconta Bertini - ci siamo immersi nel punto dove pensavamo che si trovassero i relitti a circa tre miglia e mezzo a est dell’isola di Gorgona e a 15 da Livorno». Tre dei quattro componenti del Gsd team, acronimo di Garfagnana Skindivers, hanno pinneggiato per quasi 140 metri. Poi in mezzo al blu delle profondità marine è comparso prima il ponte di comando con i sette oblò, le maniche a vento, i pennoni. E ancora gli argani a vapore con i quali venivano caricate a bordo perfino le locomotive, e pure le stive. «In una delle due navi - si legge in una scheda che le riguarda - c’era anche un campo da tennis».

«Purtroppo - vanno avanti - siamo potuti rimanere a quella profondità soltanto per pochi minuti, poi siamo dovuti risalire». Per gli amanti dei numeri i tre sub sono rimasti alla profondità di 140 metri per un quarto d’ora e per risalire in superficie hanno dovuto effettuare una decompressione di 201 minuti, oltre tre ore e mezzo, usando quasi cinque bombole ciascuno.

 

Per certificare la scoperta, giovedì mattina, parte del team si è presentato in Capitaneria di Porto per compilare il modulo di “Comunicazione di ritrovamento e identificazione di relitti di navi”. «Inizialmente - racconta Primo, che vive a Gallicano dove ripara caldaie - pensavamo di chiedere un’ordinanza affinché la zona venisse interdetta al traffico marittimo, ma poi ci abbiamo riflettuto e abbiamo preferito non rilevare pubblicamente le coordinate esatte, altrimenti siamo sicuri che qualcuno si sarebbe immerso per saccheggiare le due navi di quello che è rimasto all’interno: dalla campana al megafono del capitano fino alla leva di comando, una vera chicca per i collezionisti».

Il problema più grande di queste campagne sono senza dubbio i soldi. Gli ultimi due anni di lavoro, ad esempio, sono costati migliaia di euro e in gran parte li ha messi Primo Valentini. «Nella vita riparo caldaie, poi ho questa passione e lo faccio molto volentieri», dice quasi imbarazzato. Alla parte tecnica, invece, ha pensato un negozio di Pisa, l’Infinito blu, che ha fornito al team le attrezzature. «Per ringraziarli - dicono i quattro - abbiamo messo il loro logo sulla maglietta». Per tutto il resto è servita passione, curiosità e cocciutaggine. Solo così è stato possibile fare un bel tuffo nel passato.

 

 

 

 

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Buona continuazione.

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