Riguardo al post di Matteo
Alcune didattiche tecniche non contemplano la seconda immersione nel caso in cui nella prima sia stato utilizzato elio, preferisco attenermi alle disposizioni, anche se spesso anch'io faccio delle ripetitive, anche se, visto l'abbondante periodo in superficie (5 o 6 ore) non la considero una vera e propria ripetitiva.
La solubilití dell'elio rispetto all'azoto è di circa due terzi nel plasma e quasi un quinto nei tessuti lipidici, diffonde molto meno dell'azoto e questo lo rende "quasi" un gas ideale.
Quello che hai detto è vero, ma i tempi di emisaturazione dell'elio nei tessuti sono diversi dai tempi di rilascio, e la sua "velocití " nell'uscire fuori dai tessuti crea un circolo di microbolle nettamente superiore a quello dell'azoto, facendo una ripetitiva le microbolle d'azoto create dalla tribonucleazione si aggiungerebbero a quelle gií esistenti dell'elio.
Personalmente (e solo personalmente) preferisco fare una bella immersione in trimix e godermi il sole e gli amici durante il resto della giornata, oppure farne un paio in aria, la prima fonda e le seconda in totale relax, spesso le cose più belle stanno dai 10 a 20 metri.
Il fatto che qualcuno sia riuscito a non suicidarsi facendo 3 immersioni al giorno mischiando inerti non è un buon motivo per farne una regola, prevenire è meglio che curare.
Riguardo al post di Andreotti
Sí¬, forse hai ragione, sono un pò cazzaro, in fondo lo siamo un pò tutti no?
Non chiederò nulla a Paolo, è una persona che io stimo moltissimo e secondo me è molto preparata, invece lo chiederò a te, visto che hai asserito che i medici iperbarici non capiscono niente sulle decompressioni illuminaci tu.
Per quanto riguarda lo sforzo inspiratorio riassumendolo in due righe posso dire, a parer mio, che il rapporto tra le costanti cinetiche di due gas è inversamente proporzionale alla radice quadrata delle masse atomiche dei gas in oggetto, sono sicuro che non troverai nessuna difficoltí ad espletare il concetto.
L'elio è sette volte più leggero dell'azoto, grazie anche alla sua struttura monoatomica della quale gode insieme agli gas nobili, questa caratteristica gli permette di sfruttare il flusso laminare (fino a < 20 lt/sec) che genera grazie al suo ridottissimo peso, l'azoto invece tende a generare dei flussi turbolenti (> a 20 lt/sec), soprattutto a livello della trachea, questa turbolenza genera in buona parte quello che viene chiamato lo sforzo inspiratorio (parliamo di fluidodinamica, ovvero della legge di Reynolds).
Altri fattori che influiscono sullo sforzo inspiratorio possono essere l'uso di circuiti chiusi e/o semichiusi, erogatori con uno sforzo j/l inferiore a quello richiesto dalle norme UNI EN 250, spazi morti dovuti ad esempio da una maschera granfacciale, attrezzatura inadeguata, e credo si possa aggiungere, anche se indirettamente, la legge di Fick, la quale evince che lo scambio alveolare dipende da 4 fattori:
1-Coefficiente di diffusione (o coefficiente di Krogh)
2-Tratto di percorrenza
3-Superficie di scambio
4-Gradiente
Credo possa bastare, per il resto posso mettermi tranquillamente nella schiera dei subacquei domenicali, obesi (come sugli atavar), con una zavorra di 15 chili (l'ho letto da qualche parte qui nel forum ...), ma mi metto anche nella schiera di quelli che rispettano le idee altrui e soprattutto di quelli che hanno un po' di omertí e che non offendono sparando a zero su tutti ...
Fabrizio